Era il 9 aprile 1979.
Esattamente un anno dopo l’arrivo di Ufo Robot, è un altro eroe giapponese a fare la sua comparsa nei palinsesti RAI e a conquistare il cuore dei giovani telespettatori.
Si tratta di Capitan Harlock, il pirata spaziale frutto della fantasia di Leiji Matsumoto. Ed il pubblico apprezzò molto questo nuovo modo di raccontare la fantascienza e la storia del “capitano”, ambientata nell’anno 2977, è qualcosa di inedito e ricco di spunti di riflessione anche per il pubblico più adulto.
Harlock è il simbolo della libertà, è colui che vola nello spazio infinito e non accetta di vivere un’esistenza inutile sulla Terra pur amandola con tutte le sue forze.
Con il suo volto imperscrutabile, segnato da una cicatrice e da un occhio bendato, il pirata spaziale incarna in sé l’ideale dell’eroe romantico riletto attraverso l’etica del bushido (il codice d’onore dei samurai) e per questo non può che affascinare e incantare.
Con l’arrivo di Goldrake si diffuse la falsa voce secondo cui tutti i cartoni animati giapponesi erano realizzati al computer, questa leggenda metropolitana si ripropose anche con Capitan Harlock.
Leiji Matsumoto è sempre stato molto legato al nostro Paese. Quando nel 2016 un terribile terremoto ha colpito il centro Italia e in particolar modo il paese di Amatrice, il maestro ha voluto esprimere tutta la sua solidarietà con un gesto concreto realizzando cinque tavole con i suoi personaggi più famosi, Harlock compreso. Dopo essere state esposte in una mostra, il ricavato della loro vendita è stato donato alle popolazioni terremotate.