La trasformazione del merluzzo giallo d’Alaska in bastoncini di pesce e filetti di pesce genera significative emissioni di gas serra. Lo afferma un nuovo studio sugli impatti climatici della lavorazione di prodotti ittici nel quale si dimostra che la lavorazione post-cattura genera quasi il doppio delle emissioni prodotte dalla pesca stessa.
Questi risultati evidenziano la necessità di adottare un approccio globale per analizzare gli impatti climatici del settore alimentare. Il merluzzo giallo è venduto come filetti e pezzi di rifinitura che vengono utilizzati per realizzare prodotti come bastoncini di pesce e finto granchio. E’ un mercato enorme e lo studio ha esaminato tutti i componenti della catena di approvvigionamento, dalla pesca fino alla vendita al dettaglio, identificando i “punti critici” in cui l’industria dovrebbe concentrare i propri sforzi per ridurre gli impatti climatici.
Stando a quanto riportato nello studio, la pesca sarebbe relativamente efficiente in termini di consumo di carburante: i merluzzi vengono infatti catturati da grandi reti, chiamate “a strascico”, che trasportano molti pesci, i quali vengono poi distribuiti per la lavorazione, spesso utilizzando grandi navi che bruciano abbondanti quantità di carburante di bassa qualità che, a loro volta, producono alti livelli di particelle di zolfo.
Non basta guardare solo alla pesca. Il quadro è molto più grande ed è molto più complicato.