Ha diviso in due una capitale, un popolo, un continente, un mondo.
Era uno sbarramento di ferro e cemento lungo 155 chilometri che ha detenuto come in prigione più di un milione di persone per 28 anni. Ecco perché quando è caduto, il 9 novembre 1989, il Muro di Berlino ha fatto tanto rumore.
Quella notte di trent’anni fa a crollare fu anche il Novecento della Cortina di ferro e dei blocchi contrapposti. E, anche se nel mondo tante divisioni sono rimaste, quella Caduta ha segnato profondamente il destino di tutti.
A Berlino sono quasi le 19 quando il portavoce del governo della Ddr, Guenter Schabowski, convoca una conferenza stampa per dare un annuncio: si può oltrepassare il Muro.
Nello spazio di un’ora decine di migliaia di berlinesi dell’Est si spingono verso la frontiera. Le guardie, colte di sorpresa da un afflusso così massiccio, alzano le sbarre bianche e rosse permettendo a tutti di passare senza controlli. Del resto resistere al fiume del popolo sarebbe stato impossibile.
I più stupiti e inermi di tutti sono apparsi i Vopos, gli agenti della polizia del popolo che per quasi trent’anni avevano sparato contro chiunque tentasse di scavalcare il Muro e che si erano resi responsabili più o meno direttamente della morte di almeno 140 fuggiaschi solo a Berlino.
L’ora era scoccata. Quella notte i berlinesi festeggiarono tra picconate e abbracci. Dai primi varchi nei blocchi cominciarono ad arrivare persone, accolte tra gli applausi dai loro concittadini dell’Ovest. Dopo decenni di divisione, tanti poterono finalmente ricongiungersi ai propri parenti. Molti giovani videro luoghi di cui avevano soltanto sentito parlare e poi fiaccolate, urla, brindisi e sventolio di bandiere della Germania.
I giornali avevano già pronto il titolo che non vedevano l’ora di stampare: “Berlino è di nuovo Berlino”.