Il regime fiscale che per decenni ha attratto nei Paesi Bassi le sedi delle multinazionali di tutta Europa sembra aver conquistato il mondo della musica.
I tentativi da parte dei divi del palcoscenico di alleggerire il proprio carico fiscale tramite una sede in Olanda sono stati raccolti in una inchiesta pubblicata su una testata di giornalismo investigativo.
Gli U2, ad esempio, sono finiti nella bufera nel 2009 quando si venne a sapere che tre anni prima la rockband irlandese, famosa in tutto il mondo per l’impegno nella lotta alla povertà, aveva trasferito in Olanda la società che incassava i diritti della loro musica. “Paghiamo milioni e milioni di dollari di tasse”, fu la risposta piccata di Bono di fronte alle critiche.
Ancora prima, il cantante degli ABBA, Bjorn Ulvaeus, aveva aperto una società a responsabilità limitata in Olanda e una società per azioni con sede a Curacao, territorio d’oltremare del Regno dei Paesi Bassi. Dopo aver venduto milioni di dischi, Ulvaeus era tornato a vivere nel suo Paese d’origine, la Svezia, dove il fisco gli ha chiesto 87 milioni di corone svedesi arretrati (circa 8,5 milioni di euro)
Tra le band ci sono anche gli AC/DC. Una società olandese riconducibile al gruppo rock australiano nel 2018 ha pubblicato un rapporto dal quale risulta un fatturato di 22 milioni di dollari, 18 milioni dei quali sono stati spesi in stipendi.