Grazie alla collaborazione con Social Catena e l’Associazione Nazionale Partigiani, il Comune di Rovereto ha organizzato, in via Roma, una mostra: attraverso i pannelli fotografici sono raccontate vite di ieri e di oggi, donne e uomini che con le loro azioni hanno contribuito a costruire una società più libera, più giusta, più solidale.
A 76 anni dalla proclamazione dell’insurrezione generale in tutti i territori occupati dai nazisti e dai fascisti da parte del Comitato di Liberazione Nazionale, Rovereto ricorda tutti coloro che ancora oggi “resistono”, attraverso le storie delle persone che vivono inseguendo ideali di giustizia e libertà, mettendosi al servizio degli altri e opponendosi ai regimi di ogni forma, anche a costo della vita.
Così sottolinea l’Assessora Micol Cossali:
Il 25 aprile non è solo una data che ci ricorda un evento storico italiano, ma è soprattutto l’occasione per ricordare quale sia il valore e il costo della libertà. I giovani trentini oggi crescono in una società libera, dove esiste la possibilità di esprimersi liberamente, di costruirsi un futuro grazie alle proprie capacità. Il rischio è che tutto questo sia dato per scontato. Dobbiamo ricordarci che questa libertà ha avuto un prezzo, è il frutto del coraggio di fare una scelta a costo della propria vita, in nome degli ideali più alti dell’umanità. E ancora oggi, anche poco lontano dai nostri confini, esistono realtà dove ciò che noi diamo per assodato è un sogno lontano. Per questo, per far capire soprattutto ai più giovani attraverso la memoria quanto sia importante la nostra libertà, il 25 aprile dobbiamo fermarci e riflettere sul passato
Tra le testimonianze dei partigiani del passato, quella di Annetta Rech, che nella sua casa ai Morganti di Folgaria con la madre e la zia ha lavorato per la resistenza e, anche dopo la guerra, ha proseguito il suo impegno a fianco dei giovani per la giustizia sociale. Mario Pasi, originario di Ravenna e medico al Santa Chiara di Trento, che in nome della difesa del valore della vita ha scelto anche di impegnarsi attivamente nella resistenza e per questa scelta ha pagato con la prigionia, la tortura e la morte.
Tra i resistenti del presente Gian Andrea Franche e Lorena Fornasir che, con l’associazione Linea d’ombra, accolgono i profughi provenienti dalla rotta balcanica dando loro vestiti e cibo, e per questo sono stati accusati di traffico clandestino di migranti. Oppure il gruppo musicale turco Yorum a cui il governo di Erdogan ha vietato di suonare. Per questo hanno deciso di fare lo sciopero della fame, 323 giorni fino alla morte l’anno scorso.
La mostra sarà visitabile in via Roma fino a sabato 8 maggio